Mi rendo conto, che detto da me potrebbe sembrare retorico, ma mai come in questo periodo diventa importante saper sognare.
Ho studiato attentamente il comportamento umano in questo secondo Lockdown, mi sono resa conto di quanto sia indispensabile il sogno.
Se prima di Marzo, insieme all’avvocatessa Silvia Giampá, avevo approfondito il tema del cyberbullismo nelle scuole e sui social, ora ho voluto approfondire questa parte interiore dell’uomo che, interessando la paura e la mancanza di certezze, deve per forza di cose, dare uno sbocco al pensiero dell’essere umano.
Quale cosa migliore, in mezzo a tutta questa negatività ed incertezza , sia data la possibilità al nostro pensiero di poter correre verso cose positive, verso i sogni.
È un dato certo che quelli che stanno meglio sono i bambini, perché detengono il loro amico segreto, perché non smettono di fantasticare. Dobbiamo imparare a fissare il nostro pensiero sulla speranza e sul sogno. Segnare una data certa, un punto.
E da noi in Atelier cerchiamo di rendere possibile questo. Trecento metri quadrati total white, dove arredo, sfumature e profumi parlano di principesse delle Favole o assolutamente Urban Chic. Il set di un “Film” dove ogni sposa, ogni cliente, diventa la protagonista assoluta dei preparativi per il grande giorno, con un appuntamento in orari personalizzati e tutto rigorosamente privato. ‘Appena si entra, nell’ingresso, colpisce il grande specchio; nei salottini, piccoli gruppi di persone che attendono trepidanti. Si riconosce la sposa - radiosa - con un amica, è quella rilassata che guarda il cellulare, o la sorella a metà tra l’annoiato e il leggermente indispettito.
Poi c'è la mamma: elegantissima, un po’ nervosa, borsetta in grembo. Qualche papà... molto meno delle mamme, in genere seduti... Ma che si emozionano più di tutti appena vedono la figlia in abito bianco. ... ciak si sogna. Tutto è bianco, dalla moquette ai vestiti appesi, i piedistalli avorio, tonalità calde. Avvolgenti. Come le luci. Ci sono tantissimi abiti appesi. E accessori, veli e scarpe che vengono scelti in un secondo momento. In genere, il primo appuntamento dura un’ora e mezza e viene fissato 9/12 mesi prima delle nozze.
Tempo mezz’ora e sembra di essere a teatro: la futura sposa appare nel camerino, come se uscisse dalle quinte di un palcoscenico. Indosso ha un modello di campionario pinzato dietro. (Sono sempre un po’ abbondanti per poter essere aggiustati su fisici diversi) L’abito si ordina sempre un po’ comodo, al massimo si stringe alla prima prova. Che avviene in un altro salottino: è il regno delle sarte. È li che nervosismo sale: è lì che la sposa prova, per la prima volta, il suo abito.
È lì che mamma e figlia si scambiano commossi sguardi d’intesa. In tutto si fanno tre fitting prima della consegna che avviene a un paio di mesi dal giorno delle nozze.
Quando gli abiti sono pronti, viene fatto un ultimo quality control in sartoria dove si verifica che ogni perlina e bottoncino siano al posto giusto. Nell’atelier, si personalizzano gli abiti, tra sarte e ricamatrici.
È possibile far ricamare un messaggio o un nome sul vestito. Ultimo passaggio: l’abito viene stirato.
Per alcuni ci vogliono anche quattro ore. Se il vestito viene spedito, la sposa deve attrezzarsi per farlo stirare di nuovo una volta a destinazione, si perché Como e le sue sete sono un must have a cui le spose di tutto il mondo fanno riferimento.
E quando nei camerini principali ci sono due spose sui piedistalli; spesso c’è una bambina spunta da sotto un vestito che la mamma sta provando. Sguscia fuori e si avvicina pericolosamente all’angolo dei bijoux. La nonna, sfinita, la prende tra le braccia. Mentre la mamma si specchia soddisfatta. Il salottino d’attesa è di nuovo pieno? Si. ‘ È da questo si che il sogno comincia a diventare realtà.